Otranto. “Rivoluzione gratitudine poesia” è un libro di Antonia Chiara Scardicchio, pubblicato nella “collana piccole gigantesche cose” di Animamundi edizioni. Un delizioso e minuto libro che della sua brevità fa la sua forza, la sua capacità di irradiare letteralmente chi lo legge. Poesia nella poesia, la prefazione è di Giuseppe Conoci che introduce l’autrice con una lettera di gratitudine, per l’appunto. Uno spazio di sé che dovremmo riconsiderare se solo avessimo l’umiltà di metterci in ascolto che è la precondizione del fare poesia. Non solo l’ascolto dell’altro ma, ancor prima, di sé, dell’io abitato dalla fragilità e dal desiderio, dalle nostalgie indicibili, dalla tenerezza inaudita.
Fare poesia è sintonizzarsi con la propria essenza e lasciarla libera rompendo le catene spazio-temporali che la società e il quotidiano ci impongono. Fare poesia è tornare ai primordi, è un’esperienza iniziatica e al contempo, rituale che include l’ Altro, il Tutto. Percorrendo con lo sguardo queste pagine è possibile fare conoscenza di questa dimensione estatica e rifugiarsi perché la poesia, per chi la legge e per chi la fa, è prima di tutto un rifugio, dalle storture del mondo, dalle sue logiche prestazionali e dalla sua solitudine sconfinata. Sentire la poesia abitare i nostri sensi prima ancora di manifestarsi nell’inchiostro sulla carta, è lasciarsi abitare dal mistero della Divinità, “…lui sta negli interstizi della conoscenza per abilitarci alla grazia del non sapere”.
La poesia richiede uno spazio verticale che concerne lo spirito, è la lingua dello spirito, l’esperienza mistica della parola e anche il tempo ne viene rivoluzionato. Il sapere tecnico non fa altro che allontanarci da questo sentire. La parola non è solo frutto di una elaborazione mentale, il prodotto di un’utilità atta a servire la mente. La parola poetica ottempera altre leggi, quelle del cuore e dell’umano sentire. Antonia Chiara Scardicchio ci regala in poche righe l’essenza della filosofia che abita la poiesis, la creazione poetica: “Sicché abbiamo da prenderci cura tanto delle conoscenze quanto delle nostre competenze poetiche: no, non corrispondono alla fuga dal reale. Ma esattamente al suo contrario: l’incarnazione”.