Bologna. Dopo aver diretto “Gioie e dolori nella vita delle giraffe” di Tiago Rodrigues, Teodoro Bonci del Bene reinventa per Emilia Romagna Teatro Fondazione la favola nera di “Romeo e Giulietta”, attingendo al vasto mondo della musica pop e mettendo in luce alcuni degli elementi e dei personaggi caratterizzanti del testo, che raccontano la dinamica del rapporto tra l’età adolescenziale e quella adulta.
Il regista sceglie uno dei testi di William Shakespeare più amati della tradizione teatrale, che pone a confronto due mondi, quello dei giovani e quello dei genitori: un contrasto che sembra insanabile e senza epoca. Romeo e Giulietta sono infatti estranei all’odio della famiglia, non per ideologia, ma per istinto, un carattere dettato dall’età e dalla loro purezza; ne sono però allo stesso tempo vittime e ne diventano strumento, dando vita al dramma dei due innamorati di Verona.
Lo spettacolo “Romeo and Juliet Melo – Drama”, in calendario al Teatro Arena del Sole lo scorso marzo e rimandato a causa dell’emergenza sanitaria, ha debuttato in prima assoluta l’8 settembre e resterà in scena fino al 20, all’interno del programma di eventi realizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione In Chiostro e dintorni. Pensieri e immagini per scrivere Bologna, nell’ambito di Bologna Estate 2020.
Sul palcoscenico insieme agli attori Carolina Cangini, Jacopo Trebbi e lo stesso Teodoro Bonci del Bene, un oggetto fondamentale: uno schermo con il quale i corpi sono in costante dialogo. Un monitor che, come si legge nelle note di regia, ricorda quelli che portiamo in tasca quotidianamente, ai quali oggi siamo sempre più legati. A pochi semplici mezzi a prima vista non adatti – un computer, alcune webcam e uno smartphone – il regista ha deciso di affidare il delicato compito di girare un “film”, proprio in virtù delle loro caratteristiche, un filtro diretto tra il reale e l’apparenza. Lo spettatore così è lasciato libero di vedere con i suoi occhi la differenza fra ciò che viene proiettato sullo schermo e ciò che sta realmente accadendo dietro le telecamere: una realtà apparentemente molto semplice, finché non la si mette in relazione con l’immagine che se ne sta dando.