“Sailboat Tour”, Damien Rice si racconta in occasione del live al Real Sito di Carditello

Caserta. Stasera nel magico scenario del Real Sito di Carditello alle ore 21, in occasione del “Carditello Festival 2023”, si esibirà il cantautore irlandese Damien Rice. L’artista torna in Italia a distanza di cinque anni dall’ultima volta con il suo “Sailboat Tour”, tournée in barca vela con cui si sposta per raggiungere le diverse tappe nel Mar Mediterraneo. Sei album pubblicati, Damien Rice ha scritto pagine indimenticabili della canzone internazionale contemporanea: da “The Blower’s Daughter”, utilizzata, tra l’altro, anche come colonna sonora del film “Closer” di Mike Nichols (2004), a “9 crimes”; da “Cannonball” a “Trusty and True” passando per la dolcissima “The Greatest Bastard”. La straordinaria potenza intimista ha da sempre connotato sia la musica che i testi dei suoi brani.

Damien, iniziamo dal concerto di stasera. Come sarà strutturato?

Sílvia Pérez Cruz, un’incredibile cantante e musicista spagnola, aprirà il concerto. Dopo Sílvia, suonerò da solo per un po’ e successivamente sarò affiancato da Francisca Barreto, cantante e violoncellista brasiliana, da Jana Jacuka, una performer lettone e, appunto, da Sílvia.
Avremo anche degli amici italiani che si uniranno a noi per alcune canzoni, in particolare Matilde Benedusi al violino e Marcello Squillante alla fisarmonica.

Il tuo “Sailboat Tour” presta attenzione anche al tema ambientale. Puoi parlarcene?

Credo che la vita in tour possa essere accompagnata da una monotonia che logora la creatività. Quando ho iniziato questo lavoro, suonavo musica per molte ore ogni giorno; poi, quando ho visto come passavo il mio tempo in un tour standard, mi sono reso conto che la maggior parte lo trascorrevo dentro casa, con l’aria condizionata, sotto le luci al neon, sugli autobus turistici, nei locali, nei taxi, negli hotel, negli aeroporti, sugli aeroplani e così via, suonando pochissima musica.
Invece, viaggiando in barca a vela, siamo nella natura, all’aperto, sul mare, sotto il sole o sotto le stelle, attenti al passaggio delle navi o dei delfini ed è un luogo molto più d’ispirazione per prendere in mano una chitarra e suonare guardando verso l’orizzonte a 360 gradi.
Se seguissimo gli alisei penso che sarebbe più sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto all’aereo, ma finora nel Mediterraneo i venti sono così intermittenti che abbiamo bisogno di navigare a motore quando il vento è troppo basso: è solo un inizio che aiuta a rendere il discorso sulla sostenibilità sempre più presente.

9 Crimes” e “The Blower’s Daughter” sono due delle tue canzoni più famose. Canterai questi brani al concerto?

Non faccio scalette e preferisco suonare qualsiasi cosa mi sembri adatta alla serata; allo stesso tempo devo ammettere che mi diverto ancora molto a cantare quei pezzi e quindi molto probabilmente li suoneremo, soprattutto perché, in quel caso, Sílvia li canterà con me.

Ti alterni tra piano e chitarra. Quando scrivi una nuova canzone segui un criterio preciso per quanto riguarda la scelta dello strumento?

Direi che si tratta più di una casualità legata alle circostanze del momento in cui scrivo poiché ogni volta che una canzone inizia a prendere vita di solito è lo strumento più vicino a me che definisce la scelta. Detto questo, il brano “9 Crimes” è stato scritto inizialmente alla chitarra e poi è passato al piano, quindi seguo ciò che mi sembra giusto sul momento.

Nella tua carriera hai avuto successo in un mondo molto “rumoroso” con brani straordinariamente delicati: secondo te qual è il motivo di questo “contrasto” di successo? E cosa consiglieresti ad un giovane cantautore?

Il successo è una parola oscura come “amore” perché ogni persona gli attribuisce un diverso significato. Per me, se ami quello che fai, hai successo. Ci sono stati momenti in cui non amavo la musica eppure avevo questa cosa che la gente chiama “successo”, ma a mio avviso si tratta di un’illusione. Per me, l’amore profondo per qualcosa supera di gran lunga ciò che pensa la società. Non è il mio lavoro prendere in considerazione il giudizio degli altri. Il mio compito è essere lì per esprimermi nel modo più vero possibile; tenere lontano l’ego e la mente è un lavoro già sufficiente ed occupa tutta la mia attenzione. Quando riesco a rimanere concentrato su questo, trovo che la musica esca in modo più puro e la amo di più e non importa affatto in quel momento ciò che pensano gli altri.

In tanti anni di attività artistica, a differenza di quanto accade nel panorama musicale contemporaneo, non hai mai pubblicato nuova musica (album e singoli) in modo massivo. Puoi parlarci di questa scelta?

Forse vivo in un mondo dei sogni dove penso che vivrò per sempre e quindi non ho mai fretta. A volte ho anche bisogno di allontanarmi da qualcosa, per rendermi conto che la amo.

In conclusione, potresti parlarci dei tuoi progetti futuri?

Il futuro, come sempre, mi è sconosciuto. A volte faccio progetti ma so che sono solo schizzi a carboncino su una tela all’inizio di un dipinto: so che cambieranno e saranno coperti da un’altra realtà.
Per ora, alcuni di questi schizzi sembrano raffigurare molta musica da suonare ed alcune registrazioni da esplorare con Francisca (la cantante e violoncellista con cui sto attualmente lavorando) in una riserva naturale a Maiorca a partire da agosto; vedremo cosa succederà.

Crediti foto: Jyoti Shrestha.

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