Milano. Andrà in scena oggi e domani, presso la Sala Grande del Teatro “Franco Parenti”, lo spettacolo dal titolo “Salomon Shylock” di Mario Diament, ideazione e cura di Andrée Ruth Shammah, con la collaborazione di Raphael Tobia Vogel. Di tutti i cattivi di Shakespeare – quell’eccezionale panoplia di assassini, traditori, personaggi ambiziosi, manipolatori e tiranni – Shylock è probabilmente il più disprezzato e il più frainteso.
Come afferma il prestigioso critico Harold Bloom, “Uno dovrebbe essere cieco e folle per non riconoscere che Il Mercante di Venezia è un’opera profondamente antisemita”. Eppure, la sua grandezza è tale che molti attori e registi hanno cercato, non sempre con successo, di recuperare un po’ di umanità da Shylock come modo per bilanciare il messaggio inquietante della pièce.
Shakespeare presenta Shylock come l’archetipo dello spietato usuraio, una caricatura che corrispondeva all’immagine che l’Inghilterra elisabettiana aveva degli ebrei senza conoscerli, poiché erano stati espulsi dall’isola trecento anni prima.
Il pregiudizio antisemita, che nel mondo elisabettiano era principalmente religioso e basato sulla classe, nell’Italia di Mussolini divenne una politica di stato. Da qui l’importanza di situare l’azione di Salomon Shylock in quel particolare momento. La storia rimane la stessa, ma il contesto è cambiato.
Antonio è un influente ideologo fascista che investe i suoi soldi all’estero. Bassanio è un fanatico Camicia Nera che perde i suoi soldi nel gioco e spera di riprendersi sposando Porzia, figlia di un potente industriale. E Shylock è un modesto banchiere che cerca di navigare nelle acque turbolente della imminente catastrofe. In questa nuova realtà, i ruoli si sono invertiti.
Lo status di vittima di Shylock, che nell’opera di Shakespeare è oscurato dalla negativa rappresentazione dell’ebreo, è chiaramente evidente nell’Italia di Mussolini. Un’interpretazione che assume una particolare importanza in questi tempi turbolenti, quando l’antisemitismo è riemerso nei luoghi più imprevedibili in tutta la sua violenza e irrazionalità.
Crediti foto: Elsa Pizzutto.