Roma. A distanza di circa un anno dal sold out registrato alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, Samuele Bersani torna nella capitale e lo fa in grande stile: oltre due ore di spettacolo con un’orchestra di ventiquattro elementi e una cornice unica, quella delle Terme di Caracalla, perfetta per esaltare la nuova veste sinfonica dei brani del cantautore romagnolo.
Gli arrangiamenti realizzati con l’Ensemble Symphony Orchestra spiccano fin dal primo brano, “Il mostro”, scelto dal cantautore per mettere fin da subito le cose in chiaro con gli oltre tremila che affollano la platea. Bersani racconta di come l’esigenza di confrontare la propria musica con una realtà orchestrale nasca dalle sue origini familiari, in particolare il lavoro di direttore d’orchestra del padre, presente tra il pubblico insieme alla madre.
Nel corso dello spettacolo si susseguono sia brani storici che pezzi meno noti, intervallati dai tanti aneddoti sulle origini delle stesse canzoni, come quello relativo a “Barcarola albanese” (Lucio Dalla l’ha convinto ad inserirla sia nel secondo che nel terzo disco per farla apprezzare meglio al pubblico) e alla poco conosciuta “Braccio di ferro”, un “inno omosessuale” (scritto dopo un periodo di convivenza forzata con una ragazza palermitana) che non veniva eseguito dal vivo da più di venticinque anni.
Bersani sembra risplendere di una nuova luce, scherza più del solito con il proprio pubblico (scusandosi ripetutamente con il direttore d’orchestra per le divagazioni) e non nasconde felicità e commozione nel suonare in un posto così magico davanti ai propri amici, alla compagna e ai genitori, proprio nel giorno dell’ottantasettesimo compleanno del padre Raffaele a cui i presenti dedicano anche un coro di auguri.
La musica è la protagonista assoluta della serata, non c’è nulla sul palco che distragga da questa, a dimostrazione di come un’esperienza di tale livello non abbia bisogno di alcun orpello o elemento riempitivo. È sufficiente la presenza dell’orchestra, che dona nuova linfa a pezzi come “Giudizi universali”, “Il tuo ricordo”, “Chiedimi se sono felice” e “En e Xanax”, enfatizzandone l’impatto emotivo ed elevandone ulteriormente la poetica. Allo stesso tempo, gli archi e i fiati esaltano la componente giocosa di brani come “Coccodrilli”, “Freak” (che quest’anno compie trent’anni) e “Chicco e Spillo” (a cui è affidata la chiusura del concerto), facendoli suonare come per la prima volta.
In oltre due ore di show, Bersani regala al pubblico delle Terme di Caracalla una serata di bellezza e di umanità, invitando anche a riflettere sull’importanza di quest’ultima parola: in un’epoca storica in cui la musica si produce e consuma soltanto con un computer, ascoltare più di venti persone che suonano insieme senza alcuna sequenza preregistrata acquisisce un valore inestimabile, nulla è esattamente riproducibile o ripetibile nello stesso modo, appunto perché umano. L’impressione è che ogni progetto di Samuele Bersani nasca da una vera e propria esigenza comunicativa e compositiva, che da sempre gli attribuisce una credibilità e una coerenza artistica che si fatica sempre di più a rintracciare nelle dinamiche delle proposte musicali di oggi.
Dietro c’è il valore della ricerca, della cura impeccabile di ogni singola parola o suono, che spesso può richiedere anche degli anni, ma che aiuta a riflettere sul potere di una canzone quando racconta qualcosa di vero e riesce a ricordarci chi siamo.
Dopo la tappa romana, la tournée continua con altre due date a Cervia il 23 luglio e a Cernobbio il 28 luglio, ma non ci si può che augurare che aumentino ulteriormente le possibilità di assistere a questo spettacolo, nella speranza che in futuro possa essere celebrato anche da un progetto discografico dal vivo.