Milano. Una serie di incontri tra musica e storia per riflettere su un argomento di grande attualità: il distanziamento sociale, necessaria misura di contenimento per proteggerci dal pericolo mortale del Covid-19, ma pur sempre dolorosa rinuncia nei nostri rapporti interpersonali. Prenderà il via domenica 27 settembre la nuova stagione di classica dello Spazio Teatro 89 di Milano, intitolata “Sei gridi di separazione” (parafrando il titolo del bellissimo film “6 gradi di separazione” di Fred Schepisi uscito nel 1995), realizzata in collaborazione con Serate Musicali, Coop Lombardia e PopHistory in programma fino al prossimo 22 novembre.
Il direttore artistico della rassegna organizzata dall’auditorium polifunzionale di via Fratelli Zoia, giunta quest’anno alla ventesima edizione, è il pianista Luca Schieppati, che si domanda: “Una volta usciti, speriamo il più presto possibile, dall’emergenza sanitaria, saremmo disposti ad accettare ulteriori forme di distanziamento? Sono condivisibili gli auspici di chi vorrebbe proseguire l’esperienza dello smart working, della didattica a distanza, della cultura e dello spettacolo sulle piattaforme digitali non più in nome della salute pubblica bensì dell’efficienza e dell’economicità delle prestazioni? Non ritenendo di avere risposte univoche a queste domande sul nostro futuro, ci siamo rivolti al passato, alla Storia che ci piace sempre considerare maestra di vita, per indagare le circostanze, le modalità e le motivazioni mediante le quali, nel corso dei secoli, sono state attuate e giustificate varie forme di “distanziamento sociale”. Da questa indagine, necessariamente parziale e schematica ma comunque, speriamo, capace di stimolare in chi lo desideri successivi approfondimenti, è emerso un percorso in sei capitoli, più un altro a mo’ di coda. Ogni capitolo sarà dedicato a una delle diverse giustificazioni addotte nel passato per attuare separazioni e distanziamenti come forme di controllo, dominio, persecuzione e discriminazione: le caste e i pregiudizi legati alla nascita; le classi sociali e i maggiori o minori diritti legati al censo; il razzismo e le teorie pseudo-scientifiche che lo giustificano; il genere e l’orientamento sessuale; la paura della malattia e della morte; il moderno mito dell’efficienza e dell’organizzazione razionale della società attraverso la digitalizzazione e virtualizzazione del lavoro e dei rapporti umani in generale”.
Gli appuntamenti saranno divisi in due parti: un’introduzione storica focalizzata sul contesto locale e curata dal public historian Giorgio Uberti, che potrà essere affiancato da altri esperti e che imposterà i suoi interventi come delle chiacchierate con personaggi storici; a seguire, un concerto in cui le musiche saranno scelte assecondando il tema dell’incontro, con alternanza di brani noti, rarità e prime esecuzioni assolute e con la partecipazione, tra gli interpreti, di musicisti famosi e giovani emergenti, come sempre accade sul palco dello Spazio Teatro 89. Sia le introduzioni storiche sia le brevi guide all’ascolto prima dei concerti saranno nel segno della divulgazione, in un ponderato equilibrio tra cultura, approfondimento dei contenuti e spettacolo, con ampio uso di strumenti multimediali (proiezioni di immagini, filmati, letture di testi poetici e così via).
Il primo appuntamento della nuova rassegna, in programma domenica 27 settembre (ore 17.30), si intitolerà “Divisi per nascita” e affronterà il tema del distanziamento sociale al tempo dei nobili. Oltre al public historian Giorgio Uberti saranno protagonisti Külli Tomingas, (mezzosoprano), Andrea Scacchi (violoncello) e lo stesso Luca Schieppati (pianoforte), che eseguiranno musiche di Beethoven, Verdi/Liszt, Hindemith, Weill, Rzewski e Galante: il ricco programma asseconderà i temi dell’intera stagione, con musiche ispirate dalle rigide divisioni di caste ed etnie diverse (“Aida” di Verdi), dalla conflittualità di classe e di genere nella società borghese (“L’opera da tre soldi”), dalle distopie in cui le macchine sostituiscono gli uomini e gli uomini diventano automi alienati dai propri simili (“Ragtime” di Hindemith, che l’autore chiedeva venisse eseguito “con rigorosità ritmica, come una macchina”) o dal distacco dovuto alla malattia e alla morte (“Note di Pianto” di Carlo Galante su testo di Nicola Gardini), fino all’utopia illuministica del Flauto Magico mozartiano (Beethoven: Variazioni su “Bei Männern, welche Liebe fühlen”).