Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio portano in scena “Dracula”

Firenze. Forti del grande successo di “Delitto/Castigo”, Luigi Lo Cascio e Sergio Rubini tornano al Teatro della Pergola, in prima nazionale da martedì 5 a domenica 10 marzo, con la riscrittura di un altro capolavoro della letteratura, l’ultimo grande romanzo gotico: “Dracula” di Bram Stoker. La regia è dello stesso Rubini, che cura l’adattamento insieme a Carla Cavalluzzi.
In scena con Lorenzo Lavia, Roberto Salemi, Geno Diana, Margherita Laterza, Luigi Lo Cascio e Sergio Rubini danno vita a una discesa notturna nell’ignoto, che ci offre l’opportunità di scoperchiare il mostro che si cela in ognuno di noi, mettendoci a confronto con i nostri più profondi e ancestrali misteri. Costumi di Chiara Aversano, musiche di Giuseppe Vadalá, luci Tommaso Toscano. Una produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo, Fondazione Teatro della Toscana.
Venerdì 8 marzo, ore 18, Luigi Lo Cascio, Sergio Rubini e la Compagnia incontrano il pubblico. Coordina Matteo Brighenti. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

“Dracula” di Bram Stoker è prima di tutto un viaggio tra lupi che ululano, grandi banchi di foschia, e cavalli dalle narici infuocate. Ai bordi della strada numerose croci. A compiere il viaggio è il giovane procuratore londinese Jonathan Harker, incaricato di recarsi in Transilvania per curare l’acquisto di un appartamento a Londra da parte del Conte Dracula.

Il giovane Harker non sa la sciagura che lo attende, ma immediatamente, appena ha inizio il suo viaggio, si ritrova avvolto in un clima di mistero e di scongiuri. Quando giunge a Castel Dracula si ritrova al cospetto di un uomo vestito di nero, dagli occhi sporgenti e troppo rossi, dai denti troppo bianchi e aguzzi, dalle mani troppo grandi e le dita così affilate che sembrano artigli. Un pallore eccesivo che lo fa assomigliare più a un morto. La scena è di Gregorio Botta, i costumi sono di Chiara Aversano, le musiche di Giuseppe Vadalá, le luci di Tommaso Toscano.
È in un clima di illusione, di oscurità e paura che sarà calato colui che si accosta al cancello di Castel Dracula, come chi sopraggiunto nell’Ade comprende a poco a poco di essere finito in una tomba. Ed è quindi questo il fulcro della rappresentazione: da una monumentale scala posta al centro della scena i personaggi scenderanno in un luogo frastagliato da ombre e disseminato di specchi che non riflettono immagini, ma solo paure. Una dimensione dove il buio prevarrà sulla luce, il chiarore ferirà come una lama lo sguardo, il cupo battere di una pendola segnerà il tempo del non ritorno, uno scricchiolio precederà una caduta e il silenzio l’arrivo della bestia che azzanna e uccide. Una realtà malata dove sarà impossibile spezzare la tensione e da cui sembrerà impossibile uscirne vivi. Perché di quell’oscurità ogni individuo è portatore.

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