Viterbo. Dante e Bach saranno protagonisti di punta della quarta edizione del “Sol Invictus”, capodanno d’inverno a cavallo fra le tradizioni della cultura classica e di quella cristiana che a Castel S. Elia, in provincia di Viterbo, idealmente si sposano.
L’appuntamento è per domenica 19 dicembre a partire dalle ore 16,30, culmine della giornata di celebrazioni in programma presso la basilica di Castel S.Elia.
Occasione utile per il connubio artistico divenuto simbolo di questo solstizio 2021, sarà il VII centenario della scomparsa del Sommo Poeta la cui arte sarà messa in relazione alle note di Johan Sebastian Bach.
L’iniziativa si compirà grazie all’organizzazione delll’associazione La Terzina in partenariato con il Comune di Castel Sant’Elia, con il patrocinio oneroso della Fondazione Carivit e con il patrocinio della Regione Lazio, della Provincia di Viterbo, della Città Metropolitana di Roma Capitale, del Comune di Marino, di Adi ( Associazione degli Italianisti – Gruppo Dante), del Centro Studi sull’Ars Nova Italiana del Trecento “Marcello Masini” di Certaldo.
“L’Amministrazione Comunale di Castel Sant’Elia è lieta di ospitare all’interno del “Sol Invictus”, che ormai da quattro anni celebra il Solstizio d’Inverno nella Basilica di Sant’Elia, l’evento culturale Dante e Bach l’uomo e il Poeta a cura dell’Associazione la Terzina. Siamo inoltre orgogliosi di ascoltare dalla voce del Prof. Rino Caputo il pensiero e i versi del Sommo Poeta. Aspettiamo con emozione il momento dell’ascolto” – dichiarano in una nota a nome dell’Amministrazione Comunale il sindaco architetto, Vincenzo Girolami, e la consigliera delegata alla Cultura, professoressa Cecilia M. Paolucci.
La parte conclusiva della giornata dedicata a “Dante e Bach: l’Uomo e il Poeta” sarà introdotta da Lucilla Tiberi e prevedrà gli interventi accademici del professor L. Rino Caputo, già ordinario di Letteratura Italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell”Università di Roma “Tor Vergata” e direttore della Rivista Internazionale Dante e del professor Aldo Onorati, rinomato dantista e illustre collaboratore della Società Dante Alighieri.
La parte concertistica della serata sarà a cura del Maestro Mario Alberti al flauto e del Maestro Franco Menichelli alla chitarra a dieci corde.
“Il connubio sul quale continuiamo a riflettere – spiega il maestro Mario Alberti, presidente de La Terzina e curatore della parte musicale delle celebrazioni dantesche ai Castelli Romani – è quello che vede Dante legato alla parola tanto quanto la nota è legata a Bach. Proporremo per cui delle piccole sonate in si minore più alcuni pezzi celebri tipo “l’Aria sulla quarta corda”, molto amati dal pubblico. La straordinarietà di questo concerto allestito insieme al maestro Menichelli saranno le esecuzioni alla chitarra a dieci corde a conferire ulteriore fascino e sapore calato nella musica antica”.
“La conoscenza musicale del Sommo Poeta è poco citata nei commenti al suo capolavoro, ma la musica è per Dante non solo un mezzo di espressione poetica (il verso sempre attento agli accenti), bensì una significazione funzionale alle descrizioni del mondo ultramondano che egli visita, al punto che in Paradiso la musica si abbina alla luce, entrambe in crescita nella bellezza e nel fulgore fino all’accecante visione di Dio” – aggiunge il professor Aldo Onorati.
“Il rapporto tra poesia e musica viene declinato in questo incontro nel rapporto tra Dante e Bach che io stesso, come studioso di Dante, ho favorito avendo trovato un interlocutore molto creativo e molto attento nel maestro Mario Alberti che dal suo punto di vista intende Bach come un Dante della musica” – afferma il professor Caputo.
“In questo senso Dante è sicuramente un Bach della poesia se è vero come ho imparato che Bach stabilisce le regole della musica fino ad oggi. Dante attraverso il trattato “De vulgari eloquentia” – prosegue il professore – ha stabilito le regole di quello che ancora oggi è l’italiano contemporaneo. Voglio ricordare che la statistica linguistica attuale ha stabilito che le 3000 parole più comunemente usate nella nostra quotidianità sono reperibili nel grande magazzino che è la “Divina Commedia”. Per cui in tanti secoli noi siamo stati capaci di innovare la lingua per un 15% grazie anche agli esterismi e a parole tratte dal linguaggio informatico ma la maggior parte, quasi il 90% della nostra capacità lessicale – conclude Caputo – dipende tuttora da come Padre Dante ha congegnato la nostra lingua”.