Roma. Dopo “Il Signor Odio”, portato in scena lo scorso febbraio da La Siti – Teatro Stabile di Roma per un incredibile successo di pubblico e critica, Stefano Benni propone – in prima nazionale – al Teatro Anfitrione lo spettacolo “Ululuna” che lo vede interprete e in parte autore. In scena dal 9 al 14 aprile.
“Ululuna” è una veduta d’interni sull’opera di uno dei massimi autori del Novecento: Cortazar. Alla regia Jacopo Neri, scelto dal maestro Benni per rappresentare la sua idea di Cortazar. Neri, classe ‘95, giovanissimo, ha già all’attivo una lunga lista di riconoscimenti e premi (come l’ultimo Hystrio 2018).
Stefano Benni, inedito e ancora una volta sorprendente, interpreta il vecchio Julio che ricorda in punto di morte le storie e i personaggi che ha inventato, mentre, in parallelo, un giovane Julio (i cui panni sono vestiti da Francesco Guglielmi) scopre lentamente l’universo paradossale, onirico e fiabesco che sarà la sua letteratura. In particolare si confronta con delle creature antropomorfe (interpretate dagli attori del Teatro Stabile di Roma) che raccontano il divertimento, la solitudine, il desiderio, incarnando vizi e virtù della natura umana.
Cortazar ha ispirato la mia opera come forse nessun altro – dice Stefano Benni – volevo che a portarlo in scena con me fossero i giovani nei quali credo, che stanno diventando bravi, in un momento difficile per chi scrive e produce teatro. Con loro scommetto, travolto dall’entusiasmo e dalla velocità di Beatriz [Maria Beatrice Alonzi, direttore esecutivo del Teatro Stabile di Roma, produttore dello spettacolo N.d.A], andando in scena con attori giovanissimi e talentuosi. Nonostante questo pensate che, non a causa mia, in tutto, facciamo più di 300 anni!
Quello dei racconti di Cortazar (passati attraverso le costole del Lupo Stefano Benni), ispirazione di questo spettacolo, è un mondo parallelo in cui gli eventi e le situazioni di tutti i giorni si animano nelle maniere più sorprendenti. Un pullover che tenta di strangolare l’uomo che lo indossa. Un impiegato che, stressato, vomita decine di coniglietti. Gocce di pioggia che si suicidano scivolando lungo il vetro di una finestra. Gli elementi più casuali e anonimi del quotidiano prendono vita, letteralmente. Una vita che a volte turba la nostra, minando il nostro esame della realtà, i nostri punti di riferimento e le nostre prospettive, ma anche offrendoci nuove e più complesse possibilità di senso. Inevitabile l’idea di portare questo mondo in teatro, luogo festivo per antonomasia, dove tutto ciò che conosciamo come ordinario si fa, all’improvviso, straordinario.