Roma. Otto giorni di incontri, performance, spettacoli, congegni scenici, studi per la 16esima edizione di “Teatri di Vetro”, il festival che indaga i processi di creazione delle arti sceniche contemporanee.
Dall’11 al 18 al Teatro India di Roma e al Teatro del Lido di Ostia, “Oscillazioni”, programma performance, elaborati scenici, opere, dispositivi, co-creazioni di 20 compagnie di artisti.
Attraverso strategie performative diverse – spettacoli teatrali, conferenze-spettacolo, pezzi di danza, performance, pratiche corporee, installazioni performative, sperimentazioni musicali, progetti di partecipazione – e una pluralità di attività – laboratori, sessioni di lavoro, seminari, spettacoli, performance – “Teatri di Vetro” pone l’attenzione oltre che sull’opera, sul processo creativo, creando le condizioni per nutrire la relazione con lo spettatore.
Grazie alla sua articolazione in sezioni – Trasmissioni a Tuscania (VT), Composizioni al Teatro del Lido di Ostia Lido (RM), Oscillazioni e Elettrosuoni al Teatro India a Roma – il progetto interroga la nozione di scena contemporanea e indaga e alimenta le relazioni tra osservatori – cittadini, spettatori, teorici, studenti, artisti – e oggetti artistici, tra fruitori e spazi, cercando una ridefinizione del confine tra palcoscenico e platea, tra pensiero e azione, tra individuo e comunità, ricollocando i processi creativi del performativo all’interno di un nuovo schema di relazioni.
Trasmissioni, Composizioni, Elettrosuoni, Oscillazioni sono ambienti, cornici che da settembre a dicembre, attivano pratiche specifiche implicando aspetti metodologici, artistici, tematici, relazionali e interconnettendoli tra di loro. Ma la meta resta Oscillazioni, la tappa finale che espone i processi in articolazioni plurali.
Dall’intuizione alla resa scenica, la materia creativa è un corpo vivo che oscilla, fatto di pelle e circuiti, un corpo in movimento tra il concreto e l’astrazione, tra la materia e la smaterializzazione dell’immaginazione, un corpo in evoluzione e alla costante verifica di sé. “Oscillazioni” rivela tutta la vita dell’opera, la sua composizione, la costruzione, l’elaborazione, e ne mostra la transitorietà e l’unicità che ogni volta si manifesta sulla scena.
“Oscillazioni” ribalta il piano ordinario di osservazione, agisce sulla creazione indagandone il ritmo vitale, mette in crisi e accetta il caos.
“Oscillazioni si manifesta in una settimana di programmazione. Dietro alla settimana c’è un anno reso denso da dialoghi, sessioni di prove, confronti, elaborazioni di testi, scambi epistolari, visione di materiali audiovisivi, studi delle fonti. Un anno produttivo e improduttivo, di avanzamenti e ripensamenti, messe a fuoco e sfocature per andare a fondo nella radice comune della pratica della scena e del pensiero che la pensa e tenersi accanto i segmenti del corpo in costruzione dentro la zona molle e vulnerabile delle nostre vite – afferma Roberta Nicolai, direttrice del festival.