Modena. Passeggiare per i corridoi, addentrarsi nelle quinte, calcare le assi del palcoscenico o scoprire stanze silenziose e nascoste: questo è “Teatro”, un’immersiva performance itinerante per 20 spettatori alla volta, ideata dal duo italo-australiano Cuocolo/Bosetti. Pensata per interrogarsi sulla natura degli edifici teatrali di tradizione, l’esperienza è ora adattata appositamente per gli spazi del Teatro Storchi di Modena. Prodotto da Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, il progetto è in programma in prima assoluta il 2 novembre, per poi riprendere dal 14 novembre al 17 dicembre. Muniti di audio-guide, gli spettatori saranno accompagnati in un’esplorazione dello Storchi, lungo un percorso attraverso luoghi non abituali o totalmente sconosciuti al pubblico, per riflettere sul senso e sul tempo del teatro. A condurre, saranno i ritmi della voce di una figura femminile, una donna che cammina e attraversa spazi tanto pubblici quanto privati. Quella della “passeggiata esplorativa” è una pratica che Cuocolo/Bosetti porta avanti dal 2013, con numerose performance, tra le quali The Walk o Underground, premiate con importanti riconoscimenti e presentate in festival internazionali in più di cento città; tra questi, VIE Festival 2017 di ERT / Teatro Nazionale, che in quell’edizione ha dedicato alla compagnia un’ampia personale. “Teatro” si inserisce nel ciclo di spettacoli dal titolo “La donna che cammina”, proponendo un itinerario performativo costruito su un intreccio tra biografia personale e collettiva, in una continua mescolanza tra verità e finzione: un’impronta autoriale tipica del duo, i cui allestimenti non sono pensati come scenografie, ma come “trappole di realtà” in cui arte e vita, attore e personaggio si sovrappongono. La passeggiata si configura come «una sorta di percorso iniziatico – spiega Cuocolo/Bosetti – attraverso luoghi interdetti e generalmente vietati agli spettatori. La donna ti chiede di seguirla perché vuole farti vedere una cosa (la vedi?), proprio quella lì. E tu per un attimo le credi e finalmente quella cosa la vedi. E ti dici, “ma certo!”, e ti fermi appena per contemplare l’evidenza e proprio in quel momento lei ti esorta a proseguire. Scoprendo così un certo senso di possibilità infinita». Il sottile equilibrio tra privato e pubblico degli spettacoli di Cuocolo/Bosetti – allestiti in spazi non teatrali, come musei, gallerie d’arte, strade, hotel, case – nasce da un percorso di ricerca che la coppia porta avanti da ormai vent’anni: a partire dalla dimensione intima e domestica dell’individuo, spesso esposta all’occhio dello spettatore, si riflette attorno ai meccanismi di costruzione dell’identità culturale, sul valore della memoria e sul ruolo dell’arte nella formazione della coscienza collettiva nella società contemporanea. Così in “Teatro” ogni singolo spazio dell’edificio acquista una dimensione narrativa: la donna parla di sé ma anche con ogni singolo spettatore, «attraversa non solo il teatro ma anche il tempo che l’ha cambiato. Cammina e pensa. Ha un teatro nella testa. […] Guarda le cose come non le abbiamo mai viste. […] Crea paesaggi immaginari che coniugano realtà e finzione, e che si istituiscono come rifugio di un’identità collettiva». Il teatro come edificio viene così indagato nel suo potere di creare e costruire comunità, nel suo essere una casa comune in cui anche il tempo può acquistare significato.