“Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi”, Michele Bravi invita a riscoprire la propria poesia interiore

Roma. Dopo aver attraversato la penisola da Nord a Sud, si è concluso a Roma il “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi Tour 2024”, nuova avventura teatrale di Michele Bravi che prende il nome dal titolo del suo ultimo album in studio. Molto di più di un semplice concerto: quello portato in scena al Sistina è stato uno spettacolo capace di farsi pian piano spazio nei meandri emotivi del pubblico presente, come una sorta di viaggio introspettivo a cui la musica del cantautore umbro ha fatto da colonna sonora. L’invito più forte arrivato dal palco è stato quello di coltivare e riscoprire la propria poesia interiore, quella che tutti abbiamo ma che a volta dimentichiamo di avere.
E proprio la poesia è stata il tema centrale attorno al quale si è sviluppato l’intero live, con riferimenti a personalità come Giuseppe Ungaretti, Alda Merini e Giorgio Caproni, le cui parole – riproposte attraverso piccoli estratti audio – ben si sono mescolate al filo conduttore emotivo che ha tenuto unite le canzoni proposte al pubblico romano.
Per oltre due ore il Sistina si è trasformato in una casa accogliente (come quella presente al centro della scenografia), un rifugio sicuro dove i presenti hanno potuto trovare riparo nel mondo e nella visione dell’artista che, con la sua voce delicata e a tratti rotta, ha accompagnato il pubblico in un viaggio personale ma allo stesso tempo condiviso.
L’artista ha spiegato di come il proprio posto preferito siano “gli occhi delle persone”, un “luogo incredibile” che prova a descrivere nelle sue canzoni. “Ho sempre pensato agli occhi come a delle finestrelle dalle quali potersi affacciare. Lì ci sono le nostre contraddizioni e anche le nostre verità” ha raccontato Bravi, senza nascondere la propria emozione e la profonda empatia con il pubblico.
Tra i momenti più intensi della serata l’incursione sul palco di Fiorella Mannoia, con la quale Bravi ha condiviso “Maneggiami con cura” e “In viaggio”, brano della cantante pubblicato nel 2012 e proposto per la prima volta in duetto con un uomo. Grande intesa tra i due, connubio perfetto di voci e anime.
Molto equilibrata la scaletta proposta, in un ideale percorso sonoro tra presente e passato, con brani del suo ultimo album come “Inverno dei fiori”, “Odio”, “Per me sei importante” e “Malumore francese”, alternati ai propri successi come “La vita e la felicità” (con la quale ha vinto la settima edizione di X Factor), “Mantieni il bacio” e la conclusiva “Il diario degli errori”, successo portato al Festival di Sanremo del 2017 conquistando il quarto posto.
Grazie alla presenza di un quartetto d’archi (presente sul palco insieme ai soli pianoforte e batteria), le melodie hanno assunto una dimensione ancora più intima, capace esaltare il potere evocativo dei versi del cantautore, alternati a reinterpretazioni di grandi classici come “C’è tempo” di Ivano Fossati e “La canzone dei vecchi amanti” di Franco Battiato.
Anche la scelta della scenografia si è dimostrata fortemente significativa nella sua essenzialità, contribuendo a rendere ancora più intima l’atmosfera, come se ciascun brano eseguito incarnasse un diverso punto di vista di quello spazio, come se ogni canzone aprisse una nuova finestra sull’interiorità di Bravi e del suo pubblico.
Nel corso dello show si sono ben intervallati momenti di divertimento (in particolare nei brani “Umorismo italiano” e “Solo per un po’”) e spazi dedicati alla riflessione e alla (ri)scoperta di sé, rappresentata da pezzi come “Storia del mio corpo”, “Infanzia negli occhi” e “Atlante degli amanti”.
Sognante e autoironico, sentimentale e allo stesso tempo dissacratore, Michele Bravi ha dimostrato ancora una volta la sua straordinaria capacità di andare in profondità restando leggero, trasformando ciascuna delle canzoni in scaletta in un racconto vivo, pulsante.

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