Milano. Lina Prosa riscrive il mito di Ulisse in un futuro apocalittico fatto di ghiacci che si sciolgono, di culture che si perdono e di parole che si ritrovano. Giovanni Crippa dà voce all’Ulisse inedito di Lina Prosa.
L’eroe riparte dalle terre polari, da una nuova Troia, da una nuova sconfitta, sperimentando ancora una volta il naufragio, nel cui tormento, questa volta, non c’è una Itaca che l’aspetta.
Lo scioglimento dei ghiacciai disegna un nuovo paesaggio continuamente in sottrazione, di derive inarrestabili, alla cui radice sta una guerra moderna invisibile: la guerra strisciante che l’inquinamento e il surriscaldamento termico impongono al mondo delle connessioni fragili.
Rifugiato su un pezzo di ghiaccio, una sorta di immaginaria mezza prua di barca, Ulisse naufraga nell’ immenso arcipelago di isole bianche in costante assottigliamento.
Vede sfilare l’orso-naufrago, la volpe artica-naufraga. Ultimo rudere ad esibire la deriva è la casa-naufraga.
Qui dentro scopre il cadavere di una donna inuit, una cacciatrice che ha preferito il suicidio allo spettacolo estenuante e scandaloso della fine.
Un kayak si incastra per caso nella mezza costa di banchisa. Ulisse rinuncia a farne una sua zattera di salvataggio. Ne fa la sepoltura del feretro inuit portato a navigare nella direzione delle altre creature, l’orso e la volpe.
L’eroe profugo resta nella casa destinata velocemente, come il resto, a svanire, impara la lingua della cacciatrice, scrive nel buio della notte polare ormai arrivata, la possibile odissea artica.
Un documento straziante e attuale, che riflette sul senso dell’uomo moderno e sulla sua relazione con la natura di scena al No’hma domenica 9 giugno alle ore 17.
Come sempre l’ingresso è gratuito sino ad esaurimento posti. È richiesta la prenotazione.