Milano. Una giovane donna francese parte per la Siria, unendosi a gruppi di combattenti. Una scelta che destabilizza la vita di chi rimane in patria, i genitori, un innamorato, un’amica: tutti cercano di capire cosa abbia spinto la ragazza a una decisione così lontana dall’etica e dalla morale occidentali.
Haner se n’è andata e nessuno ha capito perché. Ha lasciato la sua patria, la Francia, ed è partita per la Siria dove ha raggiunto Daesh (in Italia Isis) e aderito a un sistema sociale, culturale, etico del tutto differente da quello occidentale. Haner non ha origini mediorientali, non è un’immigrata, non è un’emarginata, non è stata manipolata e non è pazza, ma ha deciso di unirsi a un gruppo di combattenti diventando una foreign fighter.
Il testo di Francesca Garolla (in scena nel ruolo di se stessa, ovvero l’autrice) messo in scena da Renzo Martinelli, è una riflessione sulla libertà di scelta. Una libertà che si mostra in tutta la sua violenza. Una libertà feroce, che non si fa controllare, definire o interpretare, che va oltre il valore della morte e della vita, oltre la comprensione e al di là di qualsiasi previsione.
Ma quanta e quale libertà siamo capaci di tollerare? Una domanda – senza una risposta definitiva – che si riverbera nelle parole dei protagonisti dello spettacolo: la madre, il padre, un innamorato e un’amica di Haner tentano di dare un senso alla sua storia. Frammenti di ricordi, di sentimenti, di impressioni che aiutano a comporre un quadro umano complesso, e che conducono a un’unica conclusione: la comprensione deriva dall’accettazione e dal rispetto dell’altro.
Il testo si inserisce in una trilogia che indaga il tema della libertà da tre punti di vista differenti. In “Tu es libre”, si parla di una libertà assoluta, che non si interroga sulle conseguenze delle azioni compiute, ma spinge lo spettatore a riflettere sulla propria capacità di tollerare ciò che non comprende. Il secondo testo, “Io sono testimone”, scritto anch’esso grazie al sostegno de La Chartreuse – Centre National des écritures du spectacle, si interroga sulla scelta di rinunciare consapevolmente alla propria libertà, senza alcuna costrizione.
Infine, l’ultimo capitolo della trilogia, “Se ci fosse luce”, sostenuto dalla Cité Internationale des Arts di Parigi – dove Francesca Garolla è nel 2020 l’unica autrice europea selezionata per la sua categoria – indagherà le conseguenze di un’azione violenta compiuta consapevolmente, arrivando quindi a confrontarsi con il tema della responsabilità individuale e collettiva.