Roma. L’incanto notturno della Città Eterna e sullo sfondo la voce profonda del Maestro: “Lasciamo andare non mi dire niente Non rifiatare spegni quella luce Non mi cercare il cuore tuo si sente Verso di te nel buio mi conduce Dammi la mano te la stringo forte Son tutte chiuse le finestre e porte Niente parole niente più progetti Niente futuro basta col passato Non mi cercare è inutile che aspetti… Fuori fa freddo lasciati scaldare Guardami al buio Gli occhi dentro gli occhi L’anima tua lascia che ti tocchi Non c’è più ieri non c’è più domani Il tuo presente è qui nelle mie mani…”.
Questo l’incipit di una serata trascorsa nella realtà davanti ad uno schermo, ma col cuore tutti uniti e vicini a ricordare – su Cammarata WebTv con l’assistenza e la regia di Claudia Cammarata – Gigi Proietti che, da qualche giorno, ha lasciato orfana Roma.
È venuto a mancare uno dei pilastri dell’anima artistica italiana e romana in particolare, ma, come sottolinea Giovanna Marchetti, brillante conduttrice di questo evento, l’artista che stiamo celebrando è uno dei pochi rispetto ai quali ha senso la parola “immortalità”, la sua stella infatti continua e continuerà a brillare nel cielo di Roma e dell’Italia intera.
Un artista che si è innanzitutto contraddistinto per l’umanità, che ben si coglie già nei diversi ricordi diffusi sui social dopo la sua scomparsa. Quel semplice “Ciao Gigi” con il quale l’ha salutato Edoardo Leo in rappresentanza dei tantissimi artisti, allievi e non, che si sono stretti in un abbraccio corale, rappresenta la forma più tangibile di questa umanità e finanche dell’umiltà del Maestro.
Innegabile è, come ricordato dall’attore e sceneggiatore Patrizio Pelizzi, che si è trattato di un artista poliedrico, capace di passare dal ruolo comico al ruolo drammatico, dalle barzellette a Shakespeare con grande maestria e naturalezza.
Pelizzi, che recentemente abbiamo visto nel film TV “Enrico Piaggio – Un sogno italiano” e che per la sua versatilità ha ricevuto nel 2019 il premio Crocitti International, ha sottolineato come sia difficile racchiudere Proietti in un’unica definizione; egli è stato infatti attore comico e drammatico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, voce narrante, cantante, direttore artistico, docente, e, forse innanzitutto, “un papà“ per moltissimi bravi artisti del nostro Paese.
Un genitore al quale Pelizzi dedica la lettura della “Ninna Nanna della guerra” di Trilussa con lo sfondo dei palazzi di Roma illuminati a ricordarlo: “Ninna nanna, pija sonno ché se dormi nun vedrai tante infamie e tanti guai che succedeno ner monno fra le spade e li fucili de li popoli civili. Ninna nanna, tu nun senti li sospiri e li lamenti de la gente che se scanna per un matto che commanna; che se scanna e che s’ammazza a vantaggio de la razza o a vantaggio d’una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar Sovrano macellaro. Ché quer covo dassassini che c’insanguina la terra sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe li ladri de le Borse. Fa la ninna, cocco bello, finché dura sto macello: fa la ninna, ché domani rivedremo li sovrani che se scambieno la stima boni amichi come prima. So cuggini e fra parenti nun se fanno comprimenti: torneranno più cordiali li rapporti personali. E riuniti fra de loro senza l’ombra d’un rimorso, ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone!”.
Gabriele Marconi, con quella competenza che solo un artista comico del suo calibro si può permettere, ha poi evidenziato la capacità di Gigi Proietti di instaurare un rapporto simbiotico con il pubblico, di comunicare anche solo con lo sguardo, di essere immediato e, con un po’ di campanilismo, forse accentuato dal riferimento già operato da Pelizzi al fatto che Gigi era una sorta di vicino di casa in quanto le reciproche abitazioni si trovano a non più di 200 metri, ha correttamente concluso che queste sue capacità, certamente sviluppatesi nella sua lunga e prolifica carriera, hanno trovato la principale fonte proprio nella romanità di Proietti.
Ed ancora il riferimento da parte di Pelizzi e Marconi è all’ironia e al sorriso del nostro istrione e proprio il ricordo di queste sue doti conducono alla magistrale recitazione, da parte di Marconi, di un sonetto del poeta Roberto Ciavarro : “Tu che ci hai fatto ride a tutti quanti the ne sei annato il giorno dei morti sei sempre stato Gì tra li più forti e dimmelo che stavi un po’ più avanti, na Mandrakata che ci ha proprio sfranti quanno er destino è pronto per altre sorti e nun s’eneravamo manco accorti che festeggiavi 80 so importanti e noi non potevamo penzallo sei sempre stato grosso e vaccinato t’è presa già la febbre da cavballo de botto poi sei annato all’aldilà però quanno er core t’ha lassato stavi per sì “ Eh non me rompè…”.
E in un contesto così “artistico” quale ruolo avevano due giuriste?
Onorate di essere state partecipi di un momento di ricordo così “intimo” coloro che scrivono sono intervenute in rappresentanza di SIEDAS (Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo) e di Diritto Creativo.
Il legame tra il Maestro e il mondo del diritto ha origini lontane, come ricorda Elena Quarta founder di Diritto Creativo, Gigi Proietti si è infatti iscritto alla facoltà di giurisprudenza ed è arrivato a sei esami dalla laurea, traguardo non raggiunto in quanto, proprio in ambito universitario, conobbe la sua vera passione: la recitazione. Peraltro, anche nel corso della sua carriera artistica, Proietti ha saputo coniugare gli studi giuridici con il suo grande amore per il teatro, come ben rivela la sua rievocazione alla Tomba di Cicerone in “Morricone, il Mitologico”.
Gigi Proietti ha anche interpretato il ruolo del giurista nella fiction “L’avvocato Porta” – un legale che si prodiga per risolvere i problemi dei meno abbienti – trasmessa fra il 1997 ed il 2000 e che vide come protagonisti nella prima stagione il Maestro ed Ornella Muti, sostituita, nella seconda, da Maria Grazia Cucinotta. Seguiranno a questa tantissime serie dedicate al mondo forense: basti pensare a “Cuore contro Cuore” con protagonisti Isabella Ferrari e Ennio Fantastichini e a “Non dirlo al mio capo” magistralmente interpretata da Lino Guanciale, che ha iniziato la sua carriera con il Romeo e Giulietta del Maestro, nel ruolo del dominus avv. Vinci e dalla bellissima Vanessa Incontrada, giovane e maldestra praticante.
L’affezione per la giustizia del Maestro emerge poi nella sua leggendaria interpretazione del Maresciallo Rocca.
Quanto a SIEDAS il ricordo va a quella splendida serata del 2018 in cui il Maestro è stato premiato dalla stessa SIEDAS per mano del suo presidente, il prof. avv. Fabio Dell’Aversana, per la sezione spettacolo. SIEDAS infatti ogni anno conferisce un premio per lo spettacolo, uno per l’arte e uno per il diritto.
Si è rammentata l’entusiastica adesione del Maestro all’invito rivoltogli, le sue parole dedicate all’esperienza del Globe Theatre che, a buon diritto, considerava una sua creatura, la chiara adesione alla mission di SIEDAS che peraltro lo stesso Proietti aveva più volte manifestato, richiamando la necessità di proteggere il palcoscenico e le sue fragilità e chiedendo tutele, in particolare per il teatro, a suo giudizio qualificabile come la cenerentola delle arti performative.
La serata è stata dunque un ricordo a tutto tondo dell’artista Gigi Proietti, che per molti di noi risale all’infanzia e al Genio di Aladdin di Walt Disney, della sua versatilità, che lo ha condotto alle sue molteplici, tutte sublimi, interpretazioni come attore teatrale e cantante, per esempio nell’ one man show “Di nuovo buonasera”, come regista, per esempio de la Presidentessa, come scrittore nel “Decamerino – Novelle dietro le quinte”, nell’ambito del quale si narra anche dell’incontro con il grande Ennio Flaiano, come interprete televisivo, non solo nei panni dei già ricordati avvocato Porta e Maresciallo Rocca, ma anche in quelli più “sacri” di San Flippo Neri ed infine anche come form-attore alla luce dell’indubbio successo del suo Laboratorio di esercitazioni sceniche del Brancaccio.
Ciò che rimane a noi giuristi è la soddisfazione di avere potuto, anche da un angolo visuale un po’ rigido come quello del mondo del diritto, comprendere alcuni aspetti della personalità di un artista che rimarrà sempre nella memoria del nostro Paese.
Grazie dunque a chi ha voluto farci partecipi di questa bellissima iniziativa che dimostra una volta di più come il diritto abbia bisogno dello spettacolo e lo spettacolo abbia bisogno del diritto.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Elena Quarta.
Un bellissimo articolo. Complimenti! Un omaggio ad un grandissima persona, un artista carico di umanita’. Per me Gigi era come l’ho rappresentato nel sonetto. Era quella la sua ironia che l’ha accompagnato fino all’ultimo momento.
Grazie per il suo commento anche a nome delle autrici dell’articolo!
grazie!