Napoli. Torna a visitare la città di Napoli dopo i felici anni giovanili trascorsi nel capoluogo partenopeo e lo fa attraverso due opere che ricordano innegabilmente le suggestioni caravaggesche.
Stiamo parlando di Diego Velázquez, artista che ebbe la fortuna di vivere il nostro territorio in uno dei periodi più floridi per la storia dell’arte grazie allo scambio proficuo che intercorse tra la pittura spagnola e quella napoletana proprio nel corso del Seicento.
Dal 24 aprile e fino al prossimo 14 luglio, presso le Gallerie d’Italia di Napoli, sarà possibile ammirare due capolavori del maestro sivigliano, ovvero l’Immacolata Concezione e il San Giovanni Evangelista in Patmos, concessi in prestito dalla National Gallery di Londra. La pregevole esposizione fa parte dell’iniziativa denominata “L’Ospite Illustre”, un progetto promosso da Intesa San Paolo che consiste nella possibilità di effettuare prestiti temporanei in sinergia con alcuni dei più noti musei italiani e stranieri: alla National Gallery, infatti, è attualmente presente Il Martirio di Sant’Orsola, opera caravaggesca in possesso delle Gallerie d’Italia di Napoli, momentaneamente in prestito al museo londinese in occasione della mostra – dossier “The Last Caravaggio”.
“Velázquez. Un segno grandioso” si pone l’obiettivo di evidenziare l’intenso legame tra l’artista e la città del Viceregno non soltanto negli anni giovanili per motivi di studio, come precedentemente evidenziato, ma anche il successivo viaggio nel biennio 1649 – 1651 quando Velázquez rivestì il ruolo di soprintendente alle opere d’arte delle residenze reali.
L’incontro con l’aristocrazia locale contribuì notevolmente alla maturità artistica del maestro spagnolo così come l’intenso rapporto che intercorse tra lui e gli esponenti della corrente caravaggesca. Esperienze importanti che segnarono inevitabilmente la produzione artistica di Velázquez.
I quadri presenti a Napoli furono realizzati dietro commissione dei Carmelitani Calzati di Siviglia e in occasione della mostra attuale sono stati affiancati a due opere di Battistello Caracciolo e Paolo Finoglio. Nel primo caso siamo dinanzi alla Madonna Immacolata, dipinto realizzato all’incirca negli stessi anni dei capolavori di Velázquez e l’artista in questione è senza dubbio uno dei principali seguaci del caravaggismo.
Nel secondo caso, invece, è possibile ammirare l’Immacolata Concezione: la personalità di Finoglio appare molto sfaccettata in quanto la sua produzione trae spunto sì dai modelli caravaggeschi partenopei ma non disdegna il fascino del realismo tipico di Jusepe Ribeira e si nutre dei preziosismi cromatici di Artemisia Gentileschi.
Da questo raffronto tra il maestro sivigliano e i colleghi italiani si evince innegabilmente quanto fosse sentito il culto dell’Immacolata a Napoli nel XVII secolo e, al contempo, vengono sottolineate le analogie tra il naturalismo spagnolo e quello napoletano.
Soffermandosi sulle opere di Velázquez non si può fare a meno di notare la dolcezza che emana il volto della Vergine, raffigurata con sembianze quasi fanciullesche in una posa che evidenzia l’umiltà della sua figura. Il panneggio delle vesti appare tangibile così come la resa cromatica nella scelta di colori tenui. Di contro, San Giovanni è raffigurato con tinte più fosche e con lineamenti quasi volitivi ma in entrambi il corpo appare emergere dal dipinto mentre una luce soffusa ma evidente pone in primo piano le figure, quasi a dare l’impressione che possano fare il loro ingresso nella sala.
Una curiosità non da poco attesta il primo soggiorno di Velázquez a Napoli: egli, infatti, riscosse 154 scudi presso il Banco di San Giacomo, ovvero l’edificio dove sono attualmente presenti le Gallerie d’Italia di Napoli.
Un segno del destino che unisce la parabola artistica a quella umana, in un percorso misterioso che attraversa i secoli per giungere fino ai giorni nostri.