Parigi. Com’è possibile rubare indisturbati al Museo d’Arte Moderna di Parigi? Nel docufilm dal titolo “VJERAN TOMIC: LO SPIDER-MAN DI PARIGI”, visibile dal mese di ottobre su Netflix, a spiegarcelo nei minimi dettagli è l’autore di quello che è stato definito il furto del secolo.
Nel 2010, infatti, Tomic – soprannominato Spiderman per la sua straordinaria capacità di scalare a mani nude qualunque struttura architettonica di Parigi ed entrare indisturbato per sottrarre preziosi e oggetti di valore – ha asportato dal Museo d’Arte Moderna di Parigi 5 quadri dal valore inestimabile: “Natura morta con candeliere” di Fernand Léger, “Il piccione a pois” di Pablo Picasso, “Albero di ulivo vicino all’Estaque” di Georges Braque, “La pastorale” di Henri Matisse e “Donna con ventaglio” di Amedeo Modigliani.
Egli racconta che, quando aveva 11 anni, una visita casuale al Musée de l’Orangerie a Parigi lo fece appassionare all’arte, in particolare ai quadri di Pierre Auguste Renoir, a tal punto che avrebbe voluto studiare arte ma il netto rifiuto del padre lo portò – lui dice – a diventare un ladro di appartamenti.
Nel 2010 Tomic passeggiando lungo la Senna vicino alla Tour Eiffel notò l’edificio di Art Deco che ospita dal 1961 il Museo d’Arte Moderna di Parigi, si avvicinò e vide le splendide opere ivi conservate, si accorse poi che sarebbe stato facile entrare dalle finestre perché i vetri si potevano facilmente smontare dal telaio allentando le viti esterne presenti sulle finestre, nascoste sotto la vernice.
Iniziarono così sopralluoghi sia all’interno che all’esterno della struttura, che gli servirono per scoprire che gli allarmi erano spenti, la sorveglianza era scarsa e che quello allora sarebbe potuto diventare l’ultimo colpo della sua carriera dal quale avrebbe potuto ricavare la somma necessaria per acquistare una barca a vela e andarsene in giro per il mondo.
Contattò, allora, l’imprenditore d’arte Jean Michel Corvez, al quale aveva già venduto alcuni oggetti rubati nel corso degli anni, che gli fornì un elenco di quadri che avrebbe voluto avere e per i quali sarebbe stato disposto a pagare € 50.000,00 ciascuno.
A Tomic servirono 6 notti per allentare le viti della finestra e il 20 maggio del 2010 entrò indi-sturbato, trovò il Léger che voleva Corvez, lo tolse dalla cornice per trasportarlo meglio, poi iniziò a guardarsi intorno e prese un quadro futurista di Matisse, un ritratto di Modigliani a Lunia Czechowska, sua musa ispiratrice, poi, un quadro di Picasso e uno di Braque.
I quadri furono consegnati nel corso della mattina successiva a Corvez in un parcheggio sotterra-neo, in cambio di una scatola di scarpe con dentro 40mila euro, che sarebbe stato solo un acconto della cifra pattuita, della quale però non arrivò mai il saldo. Grazie a una intercettazione telefonica tra Tomic e uno dei suoi pochissimi amici, col quale ubriaco si vantava del furto, la polizia iniziò a seguirlo e scoprì che stava preparando un furto al Centro Pompidou, idea che poi abbandonò.
Solo dopo un anno e mezzo dal furto al Museo d’Arte Moderna di Parigi, in seguito a un banale furto in appartamento, Tomic fu arrestato e, per vendicarsi di Comez che non aveva mantenuto la parola data, confessò il delitto e fece il nome del ricettatore che, messo alle strette, indicò in Birn, un orologiaio laureato in storia dell’arte, colui al quale aveva consegnato le tele; quest’ultimo però raccontò che, preso dal panico, aveva distrutto i quadri, gettandone i resti nella spazzatura.
Alla versione di Brin né la polizia né Tomic hanno mai creduto e sperano che prima o poi queste meraviglie che Vjeran guardò incantato per tutta la notte nella sua auto, prima di consegnarle a Comez, riappaiano perché appartengono all’umanità intera.
Crediti foto: Musée de l’Orangerie.